Castello di Sant'Andrea a mare

Castello di Sant'Andrea a mare

Castrum Sancti Andreae o Castrum Sancti Andreae ad Mare sorgeva sulla falesia costiera, a picco sul mare che allora lambiva i piedi della collina, alla sommità della strettissima penisola di confluenza tra il Fosso di Marano a nord, che lo divideva dal vicino castrum di Marano tramite una breve e precipite vallecola e il corso terminale del Fosso di Sant’Andrea a sud, al chilometro 378 dell’odierna SS. Adriatica n°16. Le sue pertinentiae si estendevano nelle odierne contrade Colle Bruno a nord-ovest, Monte Giorgino a Ovest, San Silvestro a sud-ovest e Carpineto o Castelletta a sud sul torrente Acquarossa, ai confini con Grottammare. Dell’insediamento sopravvivono i ruderi della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea in un completo rifacimento databile al secolo XVI, una parte di torre usata come campanile dell’edificio sacro, un tratto di cortina muraria sul lato nord-orientale che è l’emergenza più antica e numerose fondazioni di abitazioni risalenti ai secoli XV-XIX. È un castrum di fondazione tarda, non anteriore al secolo XII. La presenza a Sant’Andrea di una chiesa dedicata a San Gregorio ancora alla fine del Duecento e la vicinanza alle due cappelle di San Silvestro e di San Paterniano non possono non evocare le curtes Sancti Gregorii, Sancti Silvestrii et Sancti Paterniani.

Il territorio di Sant’Andrea fu l’ultimo ad entrare a far parte di quello cuprense, che si ampliò, arrivando così verso sud, fino al fosso dell’Acquarossa che ancora oggi lo separa da quello limitrofo di Grottammare; all’inizio del secolo XIX esso fu “appodiato” al comune di Marano. Sant’Andrea nel 1380 è annoverata tra i Castra Minora, i castelli più piccoli soggetti al comune di Fermo. Nel 1487 contava 23 “fuochi”, cioè una popolazione di circa 115 unità. Successivamente conobbe una irreversibile crisi demografica, soprattutto in seguito a una rovinosa frana del fianco sud-orientale della collina, verificatasi nel 1569 che coinvolse la chiesa parrocchiale di Sant’Andrea e 18 abitazioni: il bilancio della catastrofe fu di circa 100 morti. Nel 1565 vi abitavano appena 16 famiglie, circa un’ottantina di persone. Sopravvissuto ancora per due secoli come comune autonomo, sempre con un numero limitato di abitanti, durante il periodo napoleonico fu “appodiato” a Marano, perdendo la propria autonomia amministrativa, finché a un momento dall’Unificazione d’Italia entrò a far parte stabilmente del territorio di Cupra Marittima.